“Fare è resistere” L’artigianato e l'arte come atto poetico e politico.

Ci sono luoghi in cui il tempo non corre, cammina.
Luoghi dove ogni porta aperta racconta una storia, e ogni luce accesa dietro una vetrina è un piccolo atto d’amore quotidiano.
Camminare per le vie di un borgo come Casperia non è solo un’esperienza estetica: è un gesto di ascolto.
Significa entrare in relazione con ciò che resiste, con chi ha scelto di restare.
In questi centri storici — così fragili e così forti — le piccole attività non sono solo esercizi commerciali.
Sono presìdi di umanità, argini contro lo spopolamento, fari accesi contro l’omologazione.
Dentro queste attività si intrecciano mani e storie, silenzi e visioni, tempo lento e sapere antico.
Ogni giorno, chi lavora in questi luoghi sceglie la via più difficile: creare qualcosa che abbia senso, senza rincorrere solo ciò che “funziona”.
Tenere aperto un negozio in un piccolo borgo non è un lavoro qualunque.
È un gesto di resistenza creativa. È un atto politico. È un’offerta d’amore.
E quando una di queste botteghe chiude, non perdiamo solo un negozio.
Perdiamo una voce, un cuore, un ritmo che dava senso a quel luogo.

Sostenere le piccole attività nei centri storici è un gesto semplice ma potente.
Lo possiamo fare tutti: passeggiando con lentezza, comprando un oggetto fatto a mano, ascoltando chi ha qualcosa da raccontare.
È così che i paesi non diventano cartoline vuote, ma continuano a vivere.
È così che si custodisce la bellezza autentica.

Venire a Casperia non è solo una visita: è un incontro.
Con un tessuto vivo, con una comunità che crea, con un’Italia che non ha fretta di sparire.